
Qualche giorno fa, come spesso accade, Edoardo e io ci siamo fermati fino a tarda sera a Paradoxa a parlare di psicologia: che mondo meraviglioso quello dei comportamenti umani e delle relazioni sociali!
Mille cose da dire, mille prospettive differenti per “cose” che troppo spesso vengono definite “verità”…
La prima riflessione che abbiamo fatto ha riguardato le risorse che ogni essere umano ha e che, molto spesso, non sa di avere.
Edoardo, che è tanto curioso quanto motivato al miglioramento, ha sollevato una questione importante: “Come possiamo aiutare le persone a far emergere il meglio delle loro risorse?”.
“Meditiamoci su, Edo! Parlando di meditazione!” esclamo, sorridendo.
“Mi piace! Cos’è la meditazione, Andrea?” mi chiede con i suoi occhi affamati di conoscenza…
Per cominciare a capire cos’è la meditazione non si può di certo prescindere dall’origine etimologica di questa parola. A tal proposito abbiamo due correnti di pensiero: alcuni ritengono che questo termine derivi dal verbo latino “mederi”, che significa curare, altri pensano invece che provenga da “meditatio”, ossia riflessione.
Alcune fonti sostengono che la pratica meditativa risalga a più di 2.500 anni fa, anche se il primo riferimento esplicito lo si trova solamente dal 600 d.c. in poi.
La meditazione è un’attività che vuole portare l’attenzione della persona sull’hic et nunc, facendo sì che questo atteggiamento di presenza escluda distrazioni esterne. Sospendere gli stimoli che possono in qualche modo sviare l’attenzione che vuole essere rivolta, in quel momento, solo alla consapevolezza della persona: ciò comporta innumerevoli benefici sia a livello fisico che mentale.
In particolare, alcuni vantaggi a livello biologico scientificamente dimostrati, sono la riduzione di malattie cardio-vascolari, una maggiore produzione di endorfina (il neurotrasmettitore che genera benessere e inibisce il dolore), di serotonina (il neurotrasmettitore che genera piacere e appagamento) e di melatonina (ormone che regolarizza i ritmi sonno/veglia).
A livello mentale si elaborano informazioni con maggior lucidità e serenità, si ha un miglioramento delle relazioni, una maggiore capacità di concentrazione, e infine una maggiore consapevolezza di sé.
“Che meraviglia, Andrea! Queste cose sono davvero incredibili…” dice con un’aria soddisfatta.
La consapevolezza di ciò che siamo porta a una generazione di benessere, perché ci si comincia a osservare senza filtri e senza giudizi. Ci si spoglia di fronte a se stessi e a alle proprie paure, ci si accoglie nella propria interezza. Avviando questo naturale processo di consapevolezza di sé, la persona è indotta serenamente a meditare su se stessa, su ciò che è funzionale e ciò che è disfunzionale per essa, avviando così, ove lo ritenesse opportuno, un processo di cambiamento.
Quando si sa come utilizzarli, pochi minuti dedicati esclusivamente a noi stessi possono davvero fare la differenza.
“Che ne dici, Edo?” gli chiedo, curioso della sua risposta.
“Quando cominciamo?”.