
Lo sport è adrenalina, sempre. Anche quando si tratta di una partita di bocce. Ma lo sport è anche coinvolgimento. La discriminante per appassionarsi è la competenza. Altro fattore attrattivo è la possibilità di identificarsi con l’atleta che, grazie all’equilibrio tra talento e allenamento, diventa campione. E diventa quasi un eroe. Eroe dei nostri tempi. Le gare di motociclette sono un meraviglioso esempio di sport: coinvolgimento molto alto, poiché la moto può essere guidata da tutti; adrenalina pura, poiché il tasso di competizione è elevatissimo; identificazione massima, poiché le facce da bravi ragazzi di Valentino Rossi o di Marc Marquez li rendono vicini a noi…
Quello che manca, alle persone normali come me, è la competenza: difficile capire cosa possa significare “piegare a 230 chilometri all’ora”, andando contro le più comuni leggi della fisica…
Questa mattina tutto era amplificato: due gare alla fine del mondiale, Valentino in vantaggio su Lorenzo di pochi punti, polemiche sulla condotta, a dir di Rossi, poco corretta di Marquez, clima caldo e teso prima della gara malesiana.
Questa mattina tutto si è amplificato: inizio di gara ricco di emozioni, sorpassi contro sorpassi, fino al momento in cui accade l’inatteso.
Il duello, al limite del leggendario, tra Rossi e Marquez finisce per una caduta.
Ma Marquez è caduto o è stato fatto cadere?
Le posizioni sono chiaramente contrapposte: c’è chi parla di un brusco ritorno tra gli umani di Valentino, che si comporta scorrettamente, c’è chi dice che reagisce alle provocazioni di un avversario che favorisce il connazionale Lorenzo, c’è chi parla di “cose normali dello sport”.
Chi può davvero valutare? La Direzione di Gara, si dice. In fin dei conti è preposta per questo. Ma secondo quali parametri? E cosa si valuta? La gamba di Rossi che, a dire di molti, si allarga indiscutibilmente? O valuta anche le provocazioni di Marquez, evidenziate da Rossi dopo la gara australiana?
Anche questo episodio dimostra che la vita è una meravigliosa questione di punti di vista.
Le quattro principali scelte sono evidenti: chi resta tifoso di Rossi difendendolo a spada tratta, chi si conferma sostenitore di Marquez quale vittima di un avversario scorretto, chi decide di cambiare bandiera schifato dalla scorrettezza del gesto e chi rimane sulla poltrona degli indecisi e degli osservatori…
Come potremo mai pensare di arrivare a una verità assoluta e soddisfacente per tutti?
Lo sport è, per sua natura, contrapposizione di prestazioni, di supporto, di posizioni. Questo è lo sport.
La natura umana è, per definizione, portatrice di diversità e di innumerevoli sfumature. Questa è la vita.
La ricchezza più grande che possiamo avere è quella di saperci mettere nei panni di tutti, per cogliere ogni cosa come figlia di tutti i punti di vista.
Secondo me, ha fatto bene.
😉

There are 2 comments on this post
Mi piaci sempre di più dottore,finalmente un po’ di passione nelle tue parole. Evviva
Riflessione perfetta.
Specchio di questa società.
Si cerca una verità assoluta osservando, commentando, spacciandosi sulle vite altrui … E così ci perdiamo il gusto di vivere la nostra.
Sarà anche sport, un modo di spensierarsi ed ognuno ha il libero arbitrio sul come investire il proprio tempo libero o meno.
Certo è che quando ognuno capirà che vivere la propria vita richiede dedizione ed attenzione, forse invece di sprecare pensieri e “verità relative” su altri, arriveremo a scoprire che ciò che conta è la verità che porta con se ogni nostro pensiero, ogni nostra parola, ogni nostra azione … Per rendere la nostra vita vera.
Scusa l’invadenza … Di Valentino e di Marquez non mi tange nulla, ma ho voluto lasciare una riflessione che possa essere di stimolo a coltivare se stessi e le proprie verità.
A Valentino ed a Marquez poco cambia la nostra prospettiva.
Quando corrono, lo fanno per se stessi … Non per dare conferme agli altri.
Meditate va …